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Milano, 6 gennaio 1967: le Volòire con l’11° Ussari, gli Scots Greys e i Carabinieri a Cavallo
14 martedì Lug 2020
14 martedì Lug 2020
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12 martedì Mag 2020
Caporale in grande uniforme di servizio 1887-1902 (Fotografia di Varischi e Artico – Milano)
SFILAMENTI IN CASERMA
Ogni domenica mattina, alle dieci, il Reggimento esegue uno sfilamento al galoppo davanti al Colonnello Comandante e penso che questa sia forse la prova migliore che la vita non è così comoda alle Batterie, come si ostinano a giudicarla tanti borghesi e tantissimi ufficiali.
Le batterie sono schierate nel grande piazzale per la presentazione al Colonnello: sempre perfette come per una rivista, uomini, cavalli e cannoni, straordinariamente belle nel loro immobile movimento. Poi, ad una ad una, si portano all’ammassamento dal quale partiranno al galoppo – in linea di batteria per sfilare dinanzi al loro Comandante, fermo presso la lapide dei Caduti.
Il duro terreno del cortile risuona secco nello sferragliamento cupo delle ruote dei pezzi e l’estrema facilità del traino rende più difficile l’allineamento dei cavalli eccitati dal fragore tumultuoso. Igni ferroque tonantes in hostem celerrime volant.
Sempre al galoppo, le batterie, attraversato il lunghissimo cortile, svoltano con un’ardita evoluzione nel viale che li riporterà – in una progressiva diminuzione d’andatura – ad assumere un altro schieramento per il saluto al Colonnello.
E poi, sotto al lavoro ragazzi, al solito lavoro per rimettere tutto a posto prima del rancio. Oggi è domenica, sapete e potete andare a far la mafia con il kepì e la trecciola e così la gente che vi incontra potrà continuare a pensare che siete i più bei soldati d’Italia ma che è facile essere tanto in ordine quando si ha poco da fare!
Avete capito, che roba?
Emiliano Vialardi di Sandigliano, Memorie
da Tomaso Vialardi di Sandigliano, Tommaso Vitale, Batterie a cavallo, Artistica Editrice, Milano, 2007
Immagine di cortesia dello storico e collezionista Vittorio Rossin.
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07 martedì Apr 2020
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05 giovedì Set 2019
Tag
alessandro bettoni cazzago, carica, cavalleria, equitazione, fronte russo, Isbuscenskij, riccardo balzarotti, Russia, Savoia Cavalleria
Riccardo Balzarotti-Kämmlein
ALESSANDRO BETTONI CAZZAGO
prima edizione – pagine: 288 pag. colore – prezzo: € 15,00
Grande amante di cavalli, grande sportivo a livello internazionale e olimpionico, mitico comandante del Reggimento “Savoia Cavalleria” nella celeberrima carica di Isbuscenskij, grandissimo gentiluomo: una vita incredibile e affascinante assolutamente da conoscere.
Libro sulla straordinaria vita di Alessandro Bettoni Cazzago, di nobile famiglia bresciana, mitico comandante di “Savoia Cavalleria” durante la carica di Isbuscenskij nella steppa ucraina e celebre campione di equitazione, olimpionico ai massimi livelli agonistici.
Ma oltre a questo Alessandro è stato un grande uomo che ha coniugato ai massimi livelli onore, coraggio, senso del dovere, e incrollabile Continua a leggere
30 martedì Apr 2019
Caro Giancarlo,
hai finalmente abbracciato il tuo Grande Capitano.
Grazie per quanto ci hai insegnato e testimoniato.
Il mio kepì si inchina una volta ancora davanti a te.
A donna Luisa e Cristiana l’abbraccio commosso mio, di Patrizia, Benedetta e Beatrice.
Yuri Tartari
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Questa mattina, attorno alle ore 11, il Sergente Giancarlo Cioffi, dopo quasi un secolo di amore e di abnegazione per la Patria , è tornato alla Casa del Padre.
La Storia delle Forze Armate italiane perde uno dei suoi più lucidi, attivi ed appassionati campioni.
Mentre le schiere della Cavalleria italiana perdono il loro “Grande Vecchio”, Savoia Cavalleria piange il suo simbolo vivente.
Le Volòire perdono un caro, sincero amico e un grato testimone, protagonista della gloriosa epopea degli artiglieri a cavallo in Terra di Russia e delle gesta del Raggruppamento Truppe a Cavallo (“Barbò Kavallerie Brigade“).
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La Sezione ANAC di Milano comunica che le Esequie del suo amato Presidente avranno luogo giovedì 2 maggio 2019 alle ore 14,45 nella Parrocchiale di Sant’Alessandro in Caronno Pertusella.
Domani sera, ad ore 20,30 si terrà la veglia funebre sempre nella Parrocchiale.
La camera ardente è allestita presso la “Casa Funeraria Garben” in Garbagnate Milanese.
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Articoli dedicati in questo sito a Giancarlo Cioffi:
15 venerdì Giu 2018
Tag
a cavallo, Artiglieria, automobilisti, batterie a cavallo, mantova, tazio nuvolari, treno d'artiglieria, voloire
Quando corre Nuvolari / quando passa Nuvolari /
la gente aspetta / il suo arrivo / per ore e ore /
e finalmente quando / sente il rumore / salta in piedi e /
lo saluta con la mano /gli grida / parole d’amore /
e lo guarda scomparire / come guarda un /
soldato a cavallo / a cavallo / nel cielo di aprile.
In occasione del Centenario della Battaglia del Solstizio, festa dell’arma di artiglieria, voglio regalare ai lettori di caricatvoloire.it ed ai vecchi e nuovi kepì, uno scoop sensazionale che incide negli albi d’oro delle Batterie a Cavallo il nome della leggenda dell’automobilismo, il miglior pilota di tutti i tempi.
Tazio Nuvolari durante la prima guerra mondiale ha servito la Patria in armi nei ranghi del Reggimento Artiglieria a Cavallo.
Recentemente, sono stato contattato dalla ricercatrice Mirka Biasi del Club AMAMS Tazio Nuvolari di Mantova, collaboratrice del museo Tazio Nuvolari, che voleva alcuni chiarimenti sul nostro Reggimento, in quanto sta curando un pezzo biografico sulla vita militare del grande campione.
Dal foglio matricolare di Nuvolari, soldato di leva classe 1892, emerge infatti che prestò un primo servizio alle Volòire dal 20 luglio al 20 dicembre 1913. Richiamato sempre al Reggimento nel dicembre 1914, venne assegnato alla “Compagnia Treno-Automobilisti“.
Mobilitato il 20 maggio 1915, si presenta al “Centro automobilisti di Mantova” dove, per un certo periodo è distaccato alla “6ª Compagnia Automobilisti” (che,a quanto apre, dipendeva dal Reggimento Artiglieria a Cavallo), e successivamente presso il 22° Reggimento di Artiglieria.
Ritorna al Reggimento Artiglieria a Cavallo nell’agosto 1915 (evidentemente dopo aver seguito un corso per affinare le proprie capacità di conduttore mezzi), dove tuttavia viene riformato a seguito di “rassegna” da parte del Direttore l’ospedale militare di Mantova.
Nel febbraio del 1917, viene revocato il provvedimento di riforma e, classificato richiamato di 2ª categoria, viene nuovamente assegnato al Deposito milanese del Reggimento Artiglieria a Cavallo in quanto idoneo ai “servizi sedentari”.
Ivi, rimarrà – dopo alterne vicende convalescenziali – sino al 1919, data del congedo definitivo.
E’ sorprendente come un mito della velocità abbia intrecciato il suo destino – e sicuramente affinato la sua formazione e preparazione – con l’artiglieria più veloce, …in hostem celerrime volant!
Forse (chi può saperlo?), Lucio Dalla, quando lo cantò, magari ne era al corrente ed ha inserito quella frase che, letta oggi, lascia allibiti:
“…lo guarda scomparire / come guarda un / soldato a cavallo
/ a cavallo / nel cielo di aprile“.
E, aprile, lo sappiamo, è il mese delle Volòire.
Yuri Tartari
Si ringrazia sentitamente Mirka Biasi per il prezioso materiale messo a disposizione di caricatvoloire.it
02 martedì Gen 2018
19 giovedì Ott 2017
Ricevo dall’amico Umberto Maso della pagina Facebook “LE FORZE ARMATE D’ITALIA NELLA GUERRA FREDDA” questo magnifico scatto propagandistico.
Lo Stendardo delle Batterie a Cavallo, Bandiera di Guerra del Reggimento Artiglieria a Cavallo, all’epoca è ancora in formato standard 80 x 80 cm. E, pur onusto della gloria di sette decorazioni al Valor Militare, non è ancora fregiato della Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica (1981).
Il Reggimento è in configurazione semovente su carri M44 (che si intravedono sullo sfondo). Il subalterno portastendardo è a bordo di un carro comando su base M113. L’uniforme è quella tipica del periodo: c.d. “combat dress” di chiara derivazione britannica.
Bellissimi e ben tenuti i bai degli elementi della Fanfara: i “tromba” sui cui kepì spicca l’inconfondibile criniera bianca.
Pubblicato da Yuri Tartari | Filed under artiglieria a cavallo, Immagini, Reggimento Artiglieria a Cavallo, Ricordi, Storia
25 venerdì Ago 2017
«Gli squadroni si alternano sulla linea del fuoco e si coprono a vicenda col tiro delle mitragliatrici e dei fucili mitragliatori, per permettere lo sganciamento l’uno dell’altro; un reparto corre ai cavalli, si porta al galoppo su posizioni più arretrate, lascia i quadrupedi al riparo e ritorna a combattere a piedi per consentire agli altri di disimpegnarsi e di ritirarsi a loro volta.
«Viene poi il turno delle batterie che continuano a sparare allo scoperto mentre i conducenti arrivano veloci con le pariglie. I lancieri proteggono la manovra e i serventi attaccano svelti i cannoni agli avantreni e saltano in sella, seguendo le mute, che si portano celermente sulle nuove posizioni. Appena arrivati, gli artiglieri piombano a terra, sganciano i pezzi e i cassoni delle munizioni e aprono il fuoco immediatamente, lasciando ai compagni la cura di portare al coperto gli animali.
«Il combattimento si svolge in un clima ottocentesco e offre un brillante esempio dell’agilità dei movimenti e dell’affiatamento della cavalleria e della SUA artiglieria e delle loro grandi possibilità in questo particolare ambiente. Il cavallo è divenuto il vero protagonista di queste giornate; ieri lo scontro frontale, i quadrupedi usati come massa d’urto, la carica; oggi la battaglia manovrata, i rapidi spostamenti in sella e la “Voloire” che supera se stessa riuscendo a cambiare ben quattro volte posizione in poche ore».
(Giorgio Vitali, Sciabole nella steppa. La cavalleria italiana in Russia, Milano, Mursia, 1976, pag. 138)
Capitano Carlo Emanuele Bodo di Albaretto (1916-1983), comandante della 3^ a Cavallo e ventiseiesimo comandante del 2° Gruppo a Cavallo in Russia
22 giovedì Giu 2017
Giunge la notizia del decesso del Generale Butera alla veneranda età di 101 anni. Le esequie si terranno nella Chiesa di Loreto in Bergamo, venerdì 23 giugno 2017 alle ore 10,00. Ripropongo l’articolo che la nipote, Silvia Butera, gli dedicò sul Corriere di Bergamo in occasione del Settantesimo anniversario della Battaglia di Isbucenskji.
24 AGOSTO 1942
Sciabole contro le mitragliatrici
La carica del Savoia Cavalleria
Il generale Butera rievoca la battaglia di Isbuscenskij. Gli squadroni al galoppo nella steppa del Don
«C’è un’immagine che mi è rimasta scolpita nella mente. Al termine della battaglia, tra i feriti russi che avevamo catturato, c’era un ragazzino siberiano dall’aria spaurita che aspettava di essere medicato. Uno dei nostri soldati gli si è avvicinato, ha acceso una sigaretta e gliel’ha passata. Non scorderò mai l’espressione sul suo volto». Alfonso Butera, generale di Divisione, origini sicule ma da una vita residente a Bergamo, 97 anni ben portati e nonno di chi scrive, oggi è tra i pochi testimoni di fatti lontani che la sua mente ancora lucidissima custodisce. Come la carica di Isbuscenskij, divenuta celebre e raccontata come epopea leggendaria in tanti articoli di cronaca dal fronte e nei cinegiornali Luce.
Lui c’era e se la ricorda bene, anche se sono passati settant’anni da quel 24 agosto 1942. In Russia i nemici avanzavano, non era facile per gli italiani difendere le posizioni. «In tre giorni percorremmo 100 chilometri – ricorda Alfonso Butera -, ci avevano ordinato di raggiungere un punto trigonometrico verso le sponde del Don, la “quota 213,5”. Di notte dormivamo per terra, lasciavamo i cavalli sellati per esser pronti a ripartire da un momento all’altro».
Il reggimento Savoia Cavalleria, supportato da una batteria del reggimento di artiglieria a cavallo Voloire, si trovò a dover affrontare lo scontro all’improvviso. Non era ancora l’alba quando una pattuglia in avanscoperta si imbattè in un soldato con la stella rossa sovietica sull’elmetto. «I russi non si aspettavano di vederci arrivare, presi alla sprovvista iniziarono a sparare con le mitragliatrici – continua Butera, che allora era tenente e comandava la terza batteria a cavallo -. Noi avevamo 4 cannoni, il bagliore dei proiettili delle mitragliatrici ci consentiva di localizzare i russi, così rispondemmo al fuoco». E intanto gli uomini del Savoia Cavalleria, armati di sciabole, si lanciarono sul nemico. Alle 9.30 del mattino il combattimento era finito, gli italiani contarono 32 cavalieri morti e 52 feriti, mentre i sovietici lasciano sul campo 150 morti e 600 prigionieri. «È difficile descrivere cosa provammo alla fine della carica – commenta Butera -. Eravamo felicissimi, ma un attimo dopo tristi, quando vedevamo passare la barella con uno dei nostri rimasto ucciso. Nonostante le perdite, eravamo orgogliosi di quanto fatto. Ricordo un soldato, ferito e dolorante, che davanti al comandante diceva sorridente: “Sì, sono ferito. Ma il Savoia ha caricato!”».
L’episodio, esibito come «coraggioso ed encomiabile» – si consideri che gli italiani erano in 700 contro 2.500 russi -, fu ingigantito dalla propaganda del regime. Isbuscenskij viene ricordata come l’ultima carica di cavalleria condotta da unità del Regio Esercito italiano contro reparti di truppe regolari (anche se in realtà l’ultima carica in assoluto fu quella del 17 ottobre 1942 a Poloj, in Croazia). E ha assunto quasi una dimensione ontologica della quintessenza inossidabile dell’eroismo. Tanto che diventerà presto un docufilm per la regia di Marco Marcassoli.
Ma cosa rende quella carica tanto indimenticabile? «L’audacia, la fierezza di chi ne prese parte, l’immagine un pò ottocentesca di cavalieri all’attacco con le sciabole – spiega il regista bergamasco -. Ma anche le emozioni, gli aneddoti, i gesti che la resero unica. Il mio obiettivo è quello di raccontare una battaglia assolutamente particolare».
Particolare anche perché, al di là di qualsiasi retorica, a livello militare non fu rilevante per il destino della guerra. Ma proprio questo dà ancora più importanza a tutti quei semplici istanti di forte umanità che solo all’interno di un quadro tetro come la guerra diventano così evidenti, così veri.
«Se vedi i tuoi amici morire in battaglia, se vedi la tua vita a un passo da una raffica di mitra, allora un senso in qualche modo lo devi trovare, altrimenti ne esci matto», rifette Marcassoli.
«Alla fine quello che ti resta sono i gesti più semplici – aggiunge Paolo Bianchi, sceneggiatore del docufilm -, quelli nei quali, finalmente svuotato, resettato da qualsiasi pregiudizio, impedimento o ordine superiore, puoi ricominciare a sentirti uomo». Il regista Marcassoli intervisterà anche reduci e storici in tutta Italia. Qualcuno di loro custodisce materiale preziosissimo. Come Fabio d’Inzeo, dell’Associazione nazionale Arma di Cavalleria di Melegnano e Monza Brianza, uno dei pochi ad avere fotografie originali della partenza degli squadroni di Savoia per la carica. L’Istituto Luce, per propagandare la carica di Isbuscenskij, diffuse video e fotografie della battaglia ricostruita. Fabio d’Inzeo, invece, ha scatti autentici e molto suggestivi. Come quello che ritrae un ragazzino ucraino che era diventato la mascotte del reggimento, tanto da vestirne l’uniforme, mentre saluta il comandante colonnello Bettoni Cazzago.
La documentazione storica si atterrà a un piano strettamente contingente ma si baserà anche sugli articoli dell’epoca. Imperdibile una copertina de «La Domenica del Corriere» con l’illustrazione di Beltrame. «Certo – chiosa il generale Butera – sarà impossibile ricostruire perfettamente quel mondo ormai lontano. Chi non ha vissuto la guerra non può capire fino in fondo. Io sono stato in Russia 18 mesi e avevo la fortuna di essere ben equipaggiato, ma pensate agli alpini, che ci raggiunsero un paio di giorni dopo la carica: passarono tutto l’inverno a dormire in tende sul terreno gelato, soffrendo il freddo e la fame». Storie di una quotidianità inconcepibile, dove la carica con le sciabole diventa quasi una metafora icastica della corsa dell’uomo, della sua esistenza, la sua origine e il suo destino.
Silvia Butera
Corriere della Sera, edizione di Bergamo, 12 agosto 2012.
Isbuscenskij nei ricordi del Gen. Alfonso Butera, all’epoca tenente sottocomandante della Terza Batteria a cavallo, aggregata al Savoia: