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Artiglieria, batterie a cavallo, celeste patrona, patrona, Reggimento Artiglieria a Cavallo, santa barbara, voloire

Pubblicato da Yuri Tartari | Filed under Artiglieria, celebrazioni, Immagini, Reggimento Artiglieria a Cavallo
04 domenica Dic 2022
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11 martedì Gen 2022
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batterie a cavallo, Brigata di Cavalleria, cavalleria, kfor, kosovo, nato, Operazioni di Pace, reggimento artiglieria a cavallo, voloire
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04 venerdì Dic 2020
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04 martedì Dic 2018
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06 domenica Mag 2018
…il Luogotenente Bellezza alla testa dei suoi uomini si slancia di gran galoppo contro il nemico: si arresta a pochi passi da una batteria austriaca che spara intensamente; la mitraglia la riduce al silenzio, la fa prigioniera meritandosi per primo nell’Artiglieria Piemontese la Medaglia d’Oro al Valor Militare…
22 giovedì Giu 2017
Giunge la notizia del decesso del Generale Butera alla veneranda età di 101 anni. Le esequie si terranno nella Chiesa di Loreto in Bergamo, venerdì 23 giugno 2017 alle ore 10,00. Ripropongo l’articolo che la nipote, Silvia Butera, gli dedicò sul Corriere di Bergamo in occasione del Settantesimo anniversario della Battaglia di Isbucenskji.
24 AGOSTO 1942
Sciabole contro le mitragliatrici
La carica del Savoia Cavalleria
Il generale Butera rievoca la battaglia di Isbuscenskij. Gli squadroni al galoppo nella steppa del Don
«C’è un’immagine che mi è rimasta scolpita nella mente. Al termine della battaglia, tra i feriti russi che avevamo catturato, c’era un ragazzino siberiano dall’aria spaurita che aspettava di essere medicato. Uno dei nostri soldati gli si è avvicinato, ha acceso una sigaretta e gliel’ha passata. Non scorderò mai l’espressione sul suo volto». Alfonso Butera, generale di Divisione, origini sicule ma da una vita residente a Bergamo, 97 anni ben portati e nonno di chi scrive, oggi è tra i pochi testimoni di fatti lontani che la sua mente ancora lucidissima custodisce. Come la carica di Isbuscenskij, divenuta celebre e raccontata come epopea leggendaria in tanti articoli di cronaca dal fronte e nei cinegiornali Luce.
Lui c’era e se la ricorda bene, anche se sono passati settant’anni da quel 24 agosto 1942. In Russia i nemici avanzavano, non era facile per gli italiani difendere le posizioni. «In tre giorni percorremmo 100 chilometri – ricorda Alfonso Butera -, ci avevano ordinato di raggiungere un punto trigonometrico verso le sponde del Don, la “quota 213,5”. Di notte dormivamo per terra, lasciavamo i cavalli sellati per esser pronti a ripartire da un momento all’altro».
Il reggimento Savoia Cavalleria, supportato da una batteria del reggimento di artiglieria a cavallo Voloire, si trovò a dover affrontare lo scontro all’improvviso. Non era ancora l’alba quando una pattuglia in avanscoperta si imbattè in un soldato con la stella rossa sovietica sull’elmetto. «I russi non si aspettavano di vederci arrivare, presi alla sprovvista iniziarono a sparare con le mitragliatrici – continua Butera, che allora era tenente e comandava la terza batteria a cavallo -. Noi avevamo 4 cannoni, il bagliore dei proiettili delle mitragliatrici ci consentiva di localizzare i russi, così rispondemmo al fuoco». E intanto gli uomini del Savoia Cavalleria, armati di sciabole, si lanciarono sul nemico. Alle 9.30 del mattino il combattimento era finito, gli italiani contarono 32 cavalieri morti e 52 feriti, mentre i sovietici lasciano sul campo 150 morti e 600 prigionieri. «È difficile descrivere cosa provammo alla fine della carica – commenta Butera -. Eravamo felicissimi, ma un attimo dopo tristi, quando vedevamo passare la barella con uno dei nostri rimasto ucciso. Nonostante le perdite, eravamo orgogliosi di quanto fatto. Ricordo un soldato, ferito e dolorante, che davanti al comandante diceva sorridente: “Sì, sono ferito. Ma il Savoia ha caricato!”».
L’episodio, esibito come «coraggioso ed encomiabile» – si consideri che gli italiani erano in 700 contro 2.500 russi -, fu ingigantito dalla propaganda del regime. Isbuscenskij viene ricordata come l’ultima carica di cavalleria condotta da unità del Regio Esercito italiano contro reparti di truppe regolari (anche se in realtà l’ultima carica in assoluto fu quella del 17 ottobre 1942 a Poloj, in Croazia). E ha assunto quasi una dimensione ontologica della quintessenza inossidabile dell’eroismo. Tanto che diventerà presto un docufilm per la regia di Marco Marcassoli.
Ma cosa rende quella carica tanto indimenticabile? «L’audacia, la fierezza di chi ne prese parte, l’immagine un pò ottocentesca di cavalieri all’attacco con le sciabole – spiega il regista bergamasco -. Ma anche le emozioni, gli aneddoti, i gesti che la resero unica. Il mio obiettivo è quello di raccontare una battaglia assolutamente particolare».
Particolare anche perché, al di là di qualsiasi retorica, a livello militare non fu rilevante per il destino della guerra. Ma proprio questo dà ancora più importanza a tutti quei semplici istanti di forte umanità che solo all’interno di un quadro tetro come la guerra diventano così evidenti, così veri.
«Se vedi i tuoi amici morire in battaglia, se vedi la tua vita a un passo da una raffica di mitra, allora un senso in qualche modo lo devi trovare, altrimenti ne esci matto», rifette Marcassoli.
«Alla fine quello che ti resta sono i gesti più semplici – aggiunge Paolo Bianchi, sceneggiatore del docufilm -, quelli nei quali, finalmente svuotato, resettato da qualsiasi pregiudizio, impedimento o ordine superiore, puoi ricominciare a sentirti uomo». Il regista Marcassoli intervisterà anche reduci e storici in tutta Italia. Qualcuno di loro custodisce materiale preziosissimo. Come Fabio d’Inzeo, dell’Associazione nazionale Arma di Cavalleria di Melegnano e Monza Brianza, uno dei pochi ad avere fotografie originali della partenza degli squadroni di Savoia per la carica. L’Istituto Luce, per propagandare la carica di Isbuscenskij, diffuse video e fotografie della battaglia ricostruita. Fabio d’Inzeo, invece, ha scatti autentici e molto suggestivi. Come quello che ritrae un ragazzino ucraino che era diventato la mascotte del reggimento, tanto da vestirne l’uniforme, mentre saluta il comandante colonnello Bettoni Cazzago.
La documentazione storica si atterrà a un piano strettamente contingente ma si baserà anche sugli articoli dell’epoca. Imperdibile una copertina de «La Domenica del Corriere» con l’illustrazione di Beltrame. «Certo – chiosa il generale Butera – sarà impossibile ricostruire perfettamente quel mondo ormai lontano. Chi non ha vissuto la guerra non può capire fino in fondo. Io sono stato in Russia 18 mesi e avevo la fortuna di essere ben equipaggiato, ma pensate agli alpini, che ci raggiunsero un paio di giorni dopo la carica: passarono tutto l’inverno a dormire in tende sul terreno gelato, soffrendo il freddo e la fame». Storie di una quotidianità inconcepibile, dove la carica con le sciabole diventa quasi una metafora icastica della corsa dell’uomo, della sua esistenza, la sua origine e il suo destino.
Silvia Butera
Corriere della Sera, edizione di Bergamo, 12 agosto 2012.
Isbuscenskij nei ricordi del Gen. Alfonso Butera, all’epoca tenente sottocomandante della Terza Batteria a cavallo, aggregata al Savoia:
01 mercoledì Mar 2017
Cartolina postale viaggiata il 15 febbraio 1902.
Dono dell’amico Giovanni Pagani, artigliere “della Ventisette” (27° Reggimento Ariglieria Pesante Semovente).
Il 27° artiglieria condivise per anni la Caserma Santa Barbara con le Batterie a Cavallo.
Il Generale Caccavella non manca di ricordare come i due reggimenti si distinguevano tra loro al centralino unico: «Vuole “il Cavallo” o “la Ventisette”?»
Pubblicato da Yuri Tartari | Filed under "Santa Barbara" Milano, Artiglieria, artiglieria a cavallo, belle epoque, Cartoline reggimentali, caserma
06 venerdì Feb 2015
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27° Reggimento Fanteria Pavia, Caserma Gorizia, Ferrara, raffaello cei, Reggimento Artiglieria Celere (2°) "Emanuele Filiberto Testa di Ferro", secondo celere, voloire
Sabato 14 febbraio ore 11.30 a Ferrara si svolgerà la cerimonia di scoprimento di una targa in ricordo della Caserma Gorizia sede del 27° Reggimento Fanteria e del Reggimento Artiglieria Celere (2°) “Emanuele Filiberto Testa di Ferro”.
Presenzierà la Voloira d’Africa art. Raffaello Cei.
Ecco il programma dettagliato.
Ferrara, Caserma Gorizia, 27° Reggimento Fanteria Pavia, Reggimento Artiglieria Celere (2°) “Emanuele Filiberto Testa di Ferro”
Ecco il programma dettagliato.
04 giovedì Set 2014
“…Quella sera, quel 4 settembre, un silenzio triste calò sul campo di guerra della Folgore e della Littorio, tra gli artiglieri del Terzo Celere, fra italiani e tedeschi. Poi nella notte del deserto la luce lunare fu sconfitta a poco a poco dalle prime strisce rosa del cielo verso il Nilo. Con la morte del piccolo artigliere delle Voloire era sconfitta ad El Alamein anche l’ultima speranza di vittoria“.
Bruno Gatta, Il ragazzo di El Alamein
«Avanguardista sedicenne, fuggito di casa per accorrere sul fronte libico, portava nella batteria che lo accoglieva la poesia sublime della sua fanciullezza eroica. Sempre primo nel pericolo, rifiutava qualsiasi turno di riposo, riuscendo in ogni occasione di superbo esempio ai camerati più anziani. Durante una giornata particolarmente aspra, in cui il suo reparto veniva sottoposto a violentissimo tiro di controbatteria, in qualità di tiratore dell’ultimo pezzo rimasto efficiente, in piedi continuava a sparare fino all’ultimo colpo al grido di: “Viva il Terzo Celere!”. In altra azione di guerra, colpito dallo scoppio di una mina che gli recideva una gamba, sopportava con stoica fermezza la medicazione e, prossimo alla fine, pronunciava stupende parole di amor patrio, rammaricandosi di doversi separare dal reparto e dai compagni. Splendida figura di eroe fanciullo, simbolo purissimo della virtù della gente d’Italia. Marmarica-Egitto, marzo 1941/settembre 1942»
Reggimento Artiglieria Celere “Principe Amedeo Duca d’Aosta” (3°)
Medaglia d’Oro al Valor Militare
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia di Bronzo al Valor Militare
Croce di Ferro di Prima Classe
Croce di Ferro di Seconda Classe
13 domenica Lug 2014
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Amedeo duca d'Aosta, Gaetano Borghi, Gazala, medaglia d'oro al valor militare, Reggimento Artiglieria Celere, Rommel, Terzo Celere
Ho avuto la fortuna e il privilegio di avere copia di una documentazione straordinaria.
Giorgio Borghi, figlio della nostra Medaglia d’Oro al Valor Militare Cap. Gaetano Borghi, mi ha affidato copia digitale di un album fotografico del padre.
Si tratta di 170 fotografie relative alla sua partecipazione alle operazioni in Africa Settentrionale nel Reggimento Artiglieria Celere “Principe Amedeo duca d’Aosta” (3°).
Documenti del valore inestimabile di quella che è stata una delle tre epopee delle cosiddette “Voloire d’Africa“.
Immagini di combattimenti, caduti, linee pezzi, materiali, ma anche di momenti di svago e di spensieratezza.
Significative, le istantanee della visita del Feldmaresciallo Rommel al
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