«…così adoperando avrò modo di ricordare uomini, che per tanta parte contribuirono a tenere alto il prestigio dell’artiglieria piemontese, uomini i cui nomi un dì ben noti e da noi ed oltre monte, ora sono da assai pochi conosciuti e rammentati. Il ricordo, anche se breve, delle opere loro, potrà servire di esempio e di stimolo ai presenti ed ai venturi.
«La tradizione (…) è l’elemento più forte del valore del soldato; un esercito, che ne sia privo, varrà sempre meno di un altro. La base costituiva della disciplina non è il presente, è il passato ed il futuro, la tradizione cioè ed il pensiero che altri hanno obbedito là dove noi abbiamo ad obbedire come essi. Proinde ituri in aciem, aveva (…) scritto Tacito (…) et maiores cestros et posteros cogitate (perciò nell’andare alla pugna agli avi vostri ed ai posteri pensate).
«Nessuna istituzione umana ha più dell’esercito maggior bisogno di tradizioni. Il meccanismo che lo regge è così complicato e con tanto magistero architettato che, ove queste facessero difetto, l’esercito non avrebbe quella compattezza che gli è necessaria. Il lavoro di una generazione non apporterebbe benefizio alcuno alla generazione che la segue. Il soldato che milita in un corpo, dove la religione del dovere, la irreprensibilità della condotta, il fanatismo dell’onore, l’eroismo in guerra viene a lui tramandato da una costante tradizione, non potrà tralignare da chi lo ha preceduto. Malgrado errori, scappate e colpe, il fondo del carattere che si sarà venuto formando in lui serberà sempre per istinto il senso del dovere e dell’onore, e, venendo l’occasione, è quasi impossibile che faccia vergogna a sé ed ai suoi».
Carlo Volpini*, Studio storico sull’artiglieria a cavallo italiana, Rivista di artiglieria e genio, dispensa straordinaria luglio 1892, volume III, pagine 6-7, Voghera Enrico Tipografo delle LL. MM. il Re e la Regina, Roma, 1892
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*10° Comandante delle Batterie a Cavallo e 2° Colonnello Comandante il Reggimento Artiglieria a Cavallo (1891-1898)